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chiarapesentiagost

Cheddonna e la pioggia.

Pioveva ininterrottamente ormai da giorni, e le strade della città somigliavano a tanti torrentelli di montagna, se non fosse che nei torrenti l’acqua cristallina rivela i sassi del fondo, mentre quella delle pozzanghere, di un inquietante color topo, lasciava intravedere solo mucchi di foglie marce. Cheddonna, a bordo del suo X5, stava percorrendo il tragitto che faceva di solito per accompagnare IlPrincipe a scuola, sotto una pioggia battente, contro la quale i tergicristalli alla massima velocità potevano ben poco. Il traffico della mattina, già intenso nelle giornate di sole, pareva impazzito. Quando, finalmente, l’ingorgo si era risolto, Cheddonna aveva realizzato che IlPrincipe sarebbe certamente arrivato in ritardo a scuola. Appena il semaforo era diventato verde, era ripartita a razzo, pigiando sull’acceleratore per cercare di recuperare il tempo perduto. Gli pneumatici antighiaccio, che aveva provveduto a farsi installare per tempo, sollevavano grossi spruzzi d’acqua, che in parte arrivavano sul parabrezza, e in parte si spandevano sui marciapiedi vicini, travolgendo come tsunami tutto ciò che vi si trovava sopra. “Mamma, attenta, c’è un signore anziano sul marciapiede…” aveva detto IlPrincipe, un attimo prima che un’ondata di fango e foglie sommergesse completamente il malcapitato.

Troppo tardi. Cheddonna aveva lanciato un’occhiata nello specchietto retrovisore, scorgendo un ammasso fangoso che cercava di togliersi di dosso le foglie appiccicate, e aveva proseguito per la sua strada. “Dove, tesoro? Io non vedo nessun signore e poi, con questo tempo, chi vuoi che ci sia in giro a piedi?”



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