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chiarapesentiagost

Cheddonna's Christmas carol

Aggiornamento: 21 dic 2021


Era la notte della vigilia di Natale e Cheddonna, dopo aver sistemato accanto al camino i biscotti per Babbo Natale ed aver rimboccato le coperte a IlPrincipe, che quella sera proprio non ne voleva sapere di andare a dormire, era finalmente riuscita ad andare a letto. Il sonno tardava ad arrivare: mille e mille pensieri le affollavano la mente, facendola rigirare di continuo, mentre Miomarito, che possedeva la rara virtù di addormentarsi ancor prima di toccare il cuscino, dormiva già da un pezzo.” È tutto pronto per il pranzo di Natale? Gli ospiti saranno soddisfatti? E IlPrincipe? Babbo Natale si ricorderà proprio tutto quello che c’era scritto sulla lista? Miomarito mi regalerà la collana di cui gli ho tanto parlato?” con la mente ingombra di questi angosciosi pensieri, Cheddonna scivolò in un sonno buio e profondo. Rintoccava la mezzanotte quando nella stanza apparve una gran luce. Sulle prime Cheddonna, che dormiva sempre con una mascherina sugli occhi, non si accorse di nulla, ma poi alcuni colpetti di tosse la fecero sobbalzare, catapultandola fuori dalle coperte. “NonnaNenna, è successo qualcosa?” gridò, vedendo la vecchina in piedi, accanto al letto. “Nulla, mia cara” sussurrò NonnaNenna, rivolgendole un sorriso benevolo “Vieni con me!”. Cheddonna seguì Nonnanenna, che improvvisamente appariva ringiovanita di trent’anni, e si ritrovò nel salotto della sua casa di bambina, qualche giorno prima di Natale Aveva sette anni, e stava scrivendo la letterina a Babbo Natale. Poi, un lampo. Ora aveva circa nove anni. Accanto a lei c’era Cheddolce, di qualche anno più grande. Intorno a loro decine di pacchi da scartare. Uno strano silenzio regnava intorno. “Davvero non l’avevi ancora capito? Babbo Natale e le renne sono tutte sciocchezze inventate dai grandi! Vedi di crescere, nanerottola!” E, ridacchiando, Cheddolce aveva cominciato a scartare i suoi doni, lasciando Cheddonna sola con il suo sogno infranto. “Chi sei tu?” chiese Cheddonna, tremante. “Come hai fatto a portarmi qui? “Sono lo spirito dei Natali passati. Dopo di me ti appariranno in sogno altri due spiriti, quando sentirai i rintocchi delle campane. E se ne andò, come era venuta. Cheddonna faticò molto a riprendere sonno: la visione di poco prima l’aveva turbata, ma, infine, la stanchezza ebbe il sopravvento. Fu risvegliata di soprassalto da un rumore assordante. Sembrava quasi il fischio di una locomotiva. Cheddonna aprì gli occhi (questa volta la mascherina era rimasta sul comodino) e si trovò dinnanzi Miomarito. Allungando una mano si accorse con terrore che Miomarito, quello vero, continuava a dormire beatamente, lì accanto. “Non preoccuparti!” la rassicurò la strana figura ammantata di luce, “Sono lo spirito del Natale presente. Seguimi, dai!” e Cheddonna, come ipnotizzata, obbedì senza discutere. Si ritrovò, di lì a poco, nella casa di Lastregadisopra, che si accingeva a servire a tavola un pranzo di dodici portate da lei personalmente preparato, e dispensava a piene mani sorrisi dolci come i tre desserts che riposavano in cucina. Poi lo spirito la condusse a casa della Fulvia. Un piccolo albero di Natale, rigorosamente ecologico, si illuminava a intermittenza, accendendo la stanza di riflessi rossi. La Fulvia stava aprendo i regali delle sue amiche, mentre guardava un film natalizio e piluccava i canditi di un panettone troppo grande per una sola persona, sebbene ora da ora in poi avrebbe dovuto cominciare a mangiare per due. Cheddonna non era riuscita a trattenere un sospiro, ma la Fulvia non poteva sentirla. Infine lo spirito del Natale presente prese per mano Cheddonna, e improvvisamente i due si ritrovarono nel salotto della loro casa, il giorno di Natale. Miomarito stava in un angolo, in silenzio, visibilmente annoiato. IlPrincipe, seduto in mezzo a più pacchi di quanti lui stesso sarebbe mai riuscito ad immaginare, non sapeva decidere da che parte cominciare. Apriva un regalo dopo l’altro, senza nemmeno guardare di cosa si trattasse, spargendo qua e là brandelli di carta variopinta, sempre più nervoso e scontento. Cheddonna, affannata, cercava di consolare il figlio porgendogli altri doni, inutilmente. Anche lo spirito del Natale presente se ne andò come era arrivato, lasciando il posto, al tocco dell’orologio, ad un nuovo, inquietante ospite senza volto. “Sono lo spirito dei Natali futuri…” sussurrò il terzo spirito. Cheddonna non sapeva perché quello spirito le ricordasse tanto IlPrincipe. “Vieni, dobbiamo andare…” e, presala per mano, la condusse in una casa che riconosceva a stento, ma che era senz’altro la sua. Le pareti erano di un altro colore, molti mobili erano cambiati, la tecnologia dominava indiscussa in ogni angolo “Certo che ne abbiamo fatti di cambiamenti!” disse fra sé Cheddonna. “Ma dove sono gli altri?” Cheddonna si guardava smarrita intorno, alla ricerca dei volti a lei cari. Su una mensola vide la fotografia di NonnaNenna. “No!” singhiozzò “Non ho fatto nemmeno in tempo a salutarla!”. Lo spirito taceva, cupo. “E Miomarito?”

Silenzio. “Se ne è andato, vero? E IlPrincipe? Anche lui mi ha lasciato…” E scoppiò a piangere disperatamente. Lo spirito le porse uno specchio e Cheddonna vide riflesso il suo volto, ormai percorso da rughe impossibili da nascondere. “No, basta, spirito! Non tormentarmi più! Ho compreso quello che volevi dirmi!”. Cheddonna si risvegliò proprio in quell’istante, con gli occhi sbarrati. Accanto a lei Miomarito si stava stiracchiando, dopo la bella dormita. “Ah, sei qui…non te ne sei andato…Che giorno è oggi?” gli domandò Cheddonna, concitata. “Che domande! È’ il giorno di Natale!” rispose lui, perplesso. E Cheddonna, con un respiro di sollievo, si rimise a dormire pensando: “Tutte fandonie!”



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