“Ho fatto il test”. La voce dall’altra parte dell’apparecchio aveva una sfumatura stridula del tutto inusuale . “Allora?” “È positivo.” “Ah! Arrivo subito”. Il suono gracchiante del citofono la riscosse dai suoi pensieri. “Allora, come ti senti?” le chiese l’amica preoccupata, entrando in casa. “Bene…credo!” esclamò la Fulvia, lasciandosi andare mollemente sul divano. “Mi risultava fossi single…” commentò acida Cheddonna . “Evidentemente mi sono persa qualcosa…Ma si può sapere chi è il padre?” sbottò infine. La Fulvia arrossì come non faceva da quando aveva tredici anni, poi mormorò: “Losplendido…” “Come? Ho capito bene? Tu e…Losplendido? Ma se hai sempre detto che era un fantoccio senza cervello!” “Può darsi, ma è così bello…” esclamò la Fulvia, sognante. “Glielo hai detto, almeno?” s’informò Cheddonna, scettica. “Sì” “E…” “E lui mi ha detto che ha bisogno di riflettere, ed è partito per il Brasile.” “Ah…E tu come l’hai presa?” chiese Cheddonna, improvvisamente pervasa da uno spirito di sorellanza sicuramente più adatto alla situazione. “Nell’attesa che torni ho svaligiato un negozio di premaman. Sai, ci sono certe tutine viola che sono un amore…In cromoterapia il viola rappresenta la spiritualità e la capacità di raggiungere il divino attraverso la meditazione, ed è considerato il colore della metamorfosi e della transizione, della magia, del mistero e della suggestione…e poi è unisex, il che non guasta!” rispose la Fulvia, facendo l’occhiolino. “A proposito…hai già pensato al nome?” “Se è maschio Ernesto o Pablo, oppure Fidél…” “E se è femmina?” domandò Cheddonna, incuriosita. “Viola, naturalmente, come Violeta Parra,” rispose la Fulvia. Il telefonino di Cheddonna si mise a squillare con insistenza. “Pronto, Cheddonna?” disse Cheddolce con voce tremante. “Sono al pronto soccorso… Pittibimbo ha la febbre…Temo che abbia l’influenza A… “Oh, santo cielo! Ma hai sentito la pediatra, la dottoressa Acchetti?” domandò Cheddonna, concitata. “Non c’era tempo…Sono corsa qui immediatamente ed è più di un quarto d’ora che aspetto!” “Da non credere! Ma quanto ha di febbre?” domandò Cheddonna. “Trentasette e quattro! Gli hanno assegnato il codice viola! Però qui nell’elenco …bianco, giallo, rosso…viola non lo vedo proprio… Chissà quanto ancora dovremo aspettare!” sospirò. “Lo so, cara, l’attesa è snervante. Cerca di resistere…e tienimi informata, mi raccomando!” esclamò Cheddonna, chiudendo la conversazione. E, dopo aver salutato la Fulvia, Cheddonna corse a prendere Nonnanenna, che era andata a confessarsi e attendeva di essere riaccompagnata a casa. In realtà la vecchina, assorta com’era nel suo personale colloquio con il buon Dio, non si era nemmeno accorta del ritardo della nipote. La chiesa era addobbata con i paramenti tipici dell’Avvento e Cheddonna, nel vedere quella profusione di viola non poté fare a meno di esclamare, prendendo a braccetto una sconcertata NonnaNenna : “Qualcuno dovrebbe dire al parroco che il viola ha i giorni contati! La vera tendenza del momento è senz’altro il verde!”
chiarapesentiagost
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