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chiarapesentiagost

Il mondo addosso.

Aveva un paio di scarponi pesanti, dei pantaloni scuri di fustagno e una giacca a vento marrone, di una taglia appena un po’ grande per la sua corporatura minuta.


Camminava svelto e deciso, col passo di chi sa dove sta andando, e rischia di far tardi. La cosa strana era che c’erano trentacinque gradi, era giugno, e tutti gli altri, intorno, facevano a gara a chi riusciva a togliersi più vestiti senza rischiare l’arresto. Lui, i vestiti, se li portava addosso, uno sull’altro, primavera, estate, autunno e inverno. Troppo pericoloso lasciarli da qualche parte: qualcuno pronto a prenderseli c’era sempre e non era facile procurarsene altri. Vedendoselo venire incontro sul marciapiede Cheddonna finse di avere un’ottima ragione per attraversare la strada, mettendo tra lei e quello strano sconosciuto il traffico dell’ora di punta. Lui se ne accorse, forse, ma continuò per la sua strada come se niente fosse, come chi da troppo tempo ha imparato a portarsi il mondo addosso.

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